Aumento nel costo dei pacchetti di sigarette?
Una proposta che non poteva mancare di suscitare le più diverse reazioni.
Tra i “pro” di quanti sperano che con questa misura si possa creare un valido disincentivo al fumo, ai “contro” delle categorie.

“La richiesta di aumento del prezzo delle sigarette – fanno presente in una nota della Unione italiana Tabaccai - con l’applicazione di una tassa di scopo di 5 euro a pacchetto proposta dal presidente dell’Aiom – Associazione italiana di Oncologia medica, Francesco Perrone, e subito ripresa e fatta propria dalla vicepresidente del Senato, Maria Domenica Castellone, ha suscitato una immediata reazione.
Attraverso i nostri delegati territoriali sono pervenute alla UIT non poche domande su quanto potrebbe avvenire nell’ipotesi di un’approvazione dell’emendamento che intende proporre nella prossima legge di bilancio la Senatrice Castellone”.
Così dalla associazione nata nel 2017 e guidata dal Presidente Pasquale Genovese.
Ed è proprio il vertice Uit a proseguire
“Premesso che come cittadino sono favorevole ad un potenziamento economico del Servizio sanitario nazionale non posso, come rappresentante di Categoria e come Rivenditore di generi di Monopolio da generazioni, esimermi dall’esprimere perplessità e, soprattutto preoccupazioni.
L’ipotesi di un aumento così considerevole comporta alcune riflessioni sullo stato attuale delle Rivendite e sul futuro delle stesse.
Gli aumenti degli ultimi anni dei prodotti da fumo, derivati dai costanti aumenti delle accise, hanno portato ad una crescita delle entrate statali ma hanno anche determinato tra il 2015 ed il 2022, un decremento delle vendite del tabacco lavorato con la diminuzione dei fumatori da 11,5 milioni a 10,5 milioni.
Si stima che la tassa di scopo proposta può generare fino a 13,8 miliardi da destinare immediatamente al finanziamento del Servizio sanitario.
Dati questi che devono far riflettere sul rischio reale del futuro delle Rivendite che, già in questo momento, stanno passivamente assistendo alla chiusura considerevole per sfinimento economico dei titolari delle concessioni, specialmente in quelle zone dove il decremento residenziale è manifesto ed i costi digestione aumentano.

Ritengo che la proposta non possa trovare una facile applicazione per una serie di motivi – prosegue Genovese - Il primo è la considerazione dell’alternativa all’acquisto di sigarette che genererebbe un aumento smisurato del contrabbando, fenomeno questo apparentemente silente ma fortemente già presente non solo in Italia ma specialmente in tutti quei Paesi europei che hanno già applicato gli aumenti dei prezzi dei pacchetti di sigarette.
Un secondo motivo è l’imbarazzo politico in cui si troverebbe il Governo che potrebbe essere accusato di non essere capace in modo autonomo e con un attento esame dell’attuale spesa sanitaria di racimolare risorse economiche necessarie alla Salute Pubblica.
Un terzo motivo, strettamente riguardante il Rivenditore, deriva da una considerazione matematica dell’eventuale aumento del prezzo: maggior costo al pubblico non significa maggior incasso derivante dall’aggio sulle vendite in quanto, così come detto prima, c’è diminuzione considerevole di prodotti venduti”.
Quali saranno le prossime “mosse” lo fa presente lo stesso Presidente Uit.

“Nel continuare con tenacia a monitorare gli orientamenti governativi relativamente alle proposte presentate nella recente audizione alla VI Commissione Finanza nel corso dell’indagine conoscitiva proposta proprio dalla Unione italiana Tabaccai al presidente, Onorevole Marco Osnato, nel Febbraio scorso con l’Assemblea di Brescia, porteremo avanti, con tenacia e caparbietà, le rimostranze per i diritti di noi Tabaccai sin troppo vessati da contratti accessori, posizioni dominanti, fiscalità necessariamente da rivedere per il settore, aggi fermi da tempo memorabile, costi dei canoni e del sistema di pagamento elettronico, adeguamento delle possibilità di utile al passo con il costo della vita. Giusto per citarne alcuni.
La UIT – chiude Genovese - auspica l’applicazione di una logica sociale e politica, nel rispetto delle necessità del Paese nel settore sanitario”.