Vendevano pacchetti di sigarette e sigarette elettroniche a minori: per questo motivo la Guardia di Finanza ha elevato corpose sanzioni a quattro tabaccai della provincia di Ancona oltre a proporre in capo agli stessi la irrorazione di pene accessorie quali la sospensione della licenza.
Lo rende noto, come evidenzia Ansa, il Comando provinciale delle Fiamme gialle della cittadina marchigiana ad esito di un piano di interventi finalizzato a verificare il rispetto della normativa vigente rispetto alla vendita di tabacco a minori.
IN UN CASO PRODOTTI VENDUTI A 13ENNE
Gli interventi, venendo al dettaglio, hanno avuto luogo presso esercizi commerciali situati in zone di maggiore aggregazione giovanile della provincia anconetana, con specifico riguardo a quei rivenditori i cui esercizi si trovano nei pressi di istituti scolastici.
Le varie attività di indagine e tanto di appostamenti mirati hanno permesso di individuare diversi giovani che entravano presso le tabaccherie in questione per poi uscirne, come accertato dai finanzieri, con sigarette elettroniche o pacchetti di tabacco trinciato tra le mani.
In un caso estremo un esercente di Senigallia aveva venduto tabacco a una 13enne.
MULTE DA 500 A 3.000 EURO
“La normativa di settore, introdotta nel 2016 – fanno presente fonti della Guardia di Finanza rilanciate dall’Agenzia di Stampa nazionale Ansa - impone ai tabaccai il divieto di vendere a minori qualsiasi prodotto contenente nicotina, al fine di salvaguardare la salute dei giovani” aggiungendosi anche come, qualora sussistano dubbi sulla maggiore età del cliente, “l'esercente ha l'obbligo di richiedere un documento d'identità prima di vendere il prodotto”.
Per quanto riguarda il caso di specie, le Fiamme Gialle hanno contestato ai quattro tabaccai sanzioni pecuniare che spaziano da 500 a 3.000 euro, oltre a segnalare il fatto all'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli per la successiva sospensione della licenza per 15 giorni.
In caso di recidiva, ancora, il trasgressore rischierà la revoca definitiva della licenza nonché una sanzione pecuniaria che potrà andare da 1.000 a 8.000 euro.