Senza soluzione di continuità.
Sfidando controlli, sfidando sanzioni e conseguenze di ordine legale.
Il contrabbando di sigarette continua a restare attività quanto mai viva.
Con la Guardia di Finanza in prima linea al fine di tutelare il mercato interno dall'intromissione di prodotti provenienti dall'Estero, in quanto tali rappresentanti un danno per l'Erario nazionale.
LA RICOSTRUZIONE
I fatti si sono verificati qualche giorno or sono quando le Fiamme Gialle in servizio presso l'aeroporto "Marco Polo" di Venezia hanno intercettato una donna bulgara proveniente da Varsavia.
A destare sospetti erano state le movenze della viaggiatrice, non sfuggite all'occhio clinico dei militari e dei doganieri.
La medesima, infatti, che viaggiava da sola, ha cercato di "mimetizzarsi" all'interno di un gruppo di turisti sperando, in tal modo, di sfuggire al filtro dei controlli - solitamente, infatti, le comitive non vengono scandagliate da più approfondite "indagini".
Intravisto il tentativo, quindi, la donna è stata fermata e attenzionata in modo più approfondito nel bagaglio in dotazione.
Alla fine, i sospetti si sono rivelati essere assolutamente fondati.
IL QUANTITATIVO RINVENUTO
All'interno di una delle valige, infatti, una volta aperta, era contenuto un quantitativo di 1.600 pacchetti di sigarette.
Un qualcosina equivalente a 32 chilogrammi, etto in più, etto in meno.
Ovviamente, si trattava di pacchetti privi del bollino caratterizzante il Monopolio dello Stato e, per questo, ascrivibili al reato del contrabbando.
Per la persona in questione una sanzione da record: come fa presente la Guardia di Finanza in sua nota stampa, infatti, la donna dovrà versare una ammenda pari a circa 160.000 euro comprensivi di dazi doganali e di parte sanzionatoria.
Non è ovviamente il primo sequestro di tal genere che viene posto in essere, in ambito dello scalo in questione, nel corso dell'anno: abbondante la casistica con prevalenza di situazioni che si registrano in viaggiatori in entrata proprio dall'Europa dell'Est.
Inquirenti al lavoro per comprendere quale fosse la destinazione delle "bionde".