In esclusiva per la nostra testata, pregiandoci di offrirlo ai nostri lettori, un importante contributo scientifico in tema di fumo ed e-cig da parte dei dottori Federico Baraldi, Marco Bernardi, Luigi Spadafora e Giuseppe Biondi-Zoccai (Department of Clinical, Internal Medicine, Anesthesiology and Cardiovascular Sciences, Sapienza University of Rome, Italy; Department of Medical-Surgical Sciences and Biotechnologies, Sapienza University of Rome, Italy; Mediterranea Cardiocentro, Napoli, Italy)

Grazie all’aumento delle evidenze scientifiche, alle numerose campagne di sensibilizzazione e all’adozione di politiche sanitarie volte a disincentivare il fumo (eclatante l’esempio della Nuova Zelanda, che ha approvato per la prima volta al mondo una legge che vieta l’acquisto dei prodotti del tabacco a tutti i nati dal 2009), l’incidenza dei fumatori è sensibilmente diminuita negli ultimi decenni.

Nonostante ciò, e benché sia ormai acclarato che il fumo è il principale fattore di rischio modificabile per neoplasie e patologie polmonari e cardiovascolari, ad oggi sono ancora circa dieci milioni gli italiani avvezzi al tabagismo.
È interessante notare come molti di essi non riescano ad abbandonare questo vizio nonostante siano affetti proprio dalle malattie sopracitate, dimostrando quanto siano insidiosi i meccanismi attraverso i quali si radica la dipendenza dal fumo. 

Da qualche anno, accanto alla tradizionale sigaretta a combustione, sono emersi sul mercato nuovi prodotti volti anche a rispondere alle esigenze di consumatori sempre più consapevoli dei rischi a cui vanno incontro: le “sigarette elettroniche” o “E-Cig”.
Il principio su cui si basano tali dispositivi, infatti, risiede nell’assunzione inalatoria di nicotina derivante non dalla combustione del tabacco, responsabile della formazione di molte delle sostanze patogene, ma da due meccanismi alternativi: 

  • la nebulizzazione da parte di un dispositivo elettronico di una soluzione contenente nicotina; oppure
  • il semplice surriscaldamento del tabacco. 

L’effettiva riduzione della nocività di questi prodotti rispetto alla sigaretta classica è stata oggetto di dibattito, derivante principalmente dall’ovvia carenza di evidenze scientifiche nel lungo termine.
Per quanto riguarda gli effetti delle E-Cig in acuto, invece, queste sembrerebbero avere un minor impatto su disfunzione endoteliale, rigidità vascolare e stress ossidativo rispetto alle sigarette tradizionali.
Questo non significa però che possano essere ritenute innocue, tanto che la FDA, il principale ente regolatore statunitense di prodotti farmaceutici, ha negato loro la definizione di prodotti “a rischio ridotto”, preferendo definirli più cautamente “a rischio modificato”.
È importante infatti sottolineare che l’erronea percezione di un basso rischio associato a questi prodotti potrebbe altresì facilitare l’approccio agli stessi da parte di soggetti non fumatori.

Ciononostante, alla luce delle evidenze ad oggi disponibili, è possibile ipotizzare un utilizzo consapevole delle E-Cig a nostro vantaggio?
In effetti, un potenziale approccio pragmatico potrebbe prevedere la sostituzione temporanea della sigaretta a combustione con un prodotto del tabacco a rischio modificato laddove tutti i tentativi di cessazione, affiancati da strategie di supporto quali terapia farmacologica sostitutiva e terapia psicologica, siano risultati fallimentari, come strumento propedeutico al successivo abbandono o quantomeno riduzione del consumo di sigarette tradizionali.

In conclusione, è indubbio che il fumo in tutte le sue forme debba essere disincentivato.
Il primo obiettivo del fumatore è la cessazione assoluta dell’abitudine tabagica, che deve essere perseguita dapprima attraverso strategie la cui efficacia e sicurezza sia stata comprovata.
Considerato l’elevato tasso di insuccesso, però, è dovere dell’intera comunità scientifica cercare strategie alternative che esulino da stigmatizzazioni e che si attengano alle più recenti evidenze. In questo contesto le E-Cig potrebbero essere uno strumento valido che, come medici, abbiamo l’obbligo di indagare.