"Le sigarette elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato non aiutano i fumatori a smettere di fumare, mentre aumentano il rischio che i non-fumatori inizino a fumare sigarette tradizionali e che gli ex-fumatori ricadano nella dipendenza da tabacco".
Così si apprezza testualmente sul sito dell'Airc, Associazione italiana per la ricerca sul cancro.
Il riferimento in questione, in particolare, ha riportato le conclusioni cui è approdata una ricerca, realizzata con il sostegno della stessa Fondazione Airc, coordinata da Silvano Gallus, numero uno del laboratorio di Epidemiologia degli stili di vita dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs di Milano.
L'approfondimento ha preso in esame un campione di 3.000 persone, di età compresa tra i 18 ed i 74 anni, arrivandosi a concludere come quanti, al primo contatto, facevano uso di e-cig e di tabacco riscaldato avessero "una probabilità maggiore, alla seconda rilevazione, di aver cominciato a fumare sigarette tradizionali".
Ed ancora osservandosi come tale rischio si fosse rivelato molto alto, ovvero "rispettivamente 9 volte e 6 volte maggiore rispetto a chi non usava sigarette elettroniche e a tabacco riscaldato".
Gallus è perentorio "Non sappiamo ancora quali siano gli effetti sulla salute di questi prodotti; adesso sappiamo però che, almeno nel contesto italiano, non sono utili per smettere di fumare e anzi spesso sono un incentivo per iniziare. Quest’ultimo aspetto è preoccupante soprattutto per quanto riguarda i più giovani”.
L'Airc, quindi, che è il principale riferimento, anche mediaticamente parlando, sul territorio nazionale in materia di lotta al cancro, prende una posizione precisa, chiara e decisa.
Bocciando, di fatto, le teorie del minor danno da fumo.
E' una posizione che, ovviamente, è destinata ad aprire ad un vivace dibattito, anche sul piano scientifico, dal momento che eminenti riferimenti nazionali (e non) del mondo medico e della ricerca sono approdati, invece, a conclusioni diametralmente opposte in fatto di danni-non danni a carico della salute nonchè di effettiva efficacia delle alternative in chiave di smoking cessation.
Indubbio, però, che nell'impatto con l'opinione pubblica la posizione di Airc abbia un peso specifico differente.
Cosa penserà e, soprattutto, cosa farà il fumatore che sta cercando di dire addio al fumo (o che è intenzionato a farlo) nel momento in cui prende visione delle conclusioni di Airc?
