“Gli sforzi dei Governi sono mirati a ridurre i tassi di mortalità e i costi sanitari legati al tabagismo. Per chi non riesce a smettere i prodotti alternativi rappresentano una soluzione seppure non esente da rischi. Rischio che è dimezzato rispetto ai prodotti classici basati sulla combustione del tabacco. Se negli Stati Uniti sono stati approvati e in molti Stati della comunità Europea sono ormai una realtà, in Italia stentano ancora ad attecchire, ma la direzione è segnata”.
Così ha esposto il medico cardiologo, come rilancia lifestyleblog.it, nel contesto del 63esimo Congresso regionale della Sezione siciliana della Società italiana di Cardiologia, momento svoltosi presso il Policlinico Universitario di Palermo.
Un ragionamento, quello portato avanti durante i lavori, che ha insistito sulle soluzioni praticabili per eliminare i rischi modificabili a carico dell’apparato cardiovascolare.
La combustione ad oltre 900 gradi – ha sottolineato ancora il professionista – che avviene durante il fumo della sigaretta provoca la liberazione di ossido di carbonio, tossico per l’endotelio delle arterie. Questo si lega, tra l’altro, all’emoglobina provocando in tutti i fumatori ipossiemia cronica. Idrocarburi di combustione e catrame provocano altresì insorgenza di tumori e patologie gravi a polmoni, vescica e colon.
Il problema è che la nicotina crea dipendenza. Se prima si tentava con supporto psicologico coi centri antifumo, che a causa della spending review non esistono praticamente più, l’unica alternativa è fare inalare la nicotina con sistemi particolari e di nuova generazione che consiglio ai fumatori incalliti. Il rischio è dimezzato e la speranza è che l’utilizzo di questi prodotti innovativi induca il fumatore a smettere definitivamente”
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