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Il sistema immunitario "ricorda" i danni causati dal fumo anche dopo anni di astinenza.
Lo fa presente la Fondazione Veronesi nel riferirsi alle conclusioni di uno studio transalpino.
"Fra i tanti danni che il fumo arreca al corpo umano vanno contati anche quelli al sistema immunitario - viene specificato - Il tema è già noto e dimostrato, ma uno studio recente condotto in Francia su una popolazione ampia rivela che l’effetto è marcato e dura nel tempo.
I ricercatori francesi dell’Institut Pasteur hanno indagato la risposta immunitaria di un migliaio di volontari sani, sottoponendo le cellule contenute nei loro campioni di sangue a diversi tipi di stimoli e associando le risposte a ben 136 variabili che potrebbero influenzare il funzionamento del sistema immunitario.
Lo scopo era capire che cosa fa la differenza nella capacità di rispondere ad infezioni e malattie oltre ai “soliti noti”: età, sesso, genetica.
Fra tutte le diverse variabili, hanno raccontato i ricercatori in un articolo pubblicato sulla rivista Nature, quelle determinanti sono risultate essere tre: il fumo, l’indice di massa corporea e una infezione latente da citomegalovirus.

La scoperta da sottolineare - incalzano dalla prestigiosa Fondazione - è stata che il fumo influenza sia la risposta innata sia quella adattativa.
La prima è quella aspecifica che ci consente di difenderci dalle aggressioni infettive, la seconda è la capacità di produrre linfociti e anticorpi che riconoscono e contrastano uno specifico agente infettivo ed è quella che sviluppiamo in risposta a stimoli come il ritorno di un patogeno già incontrato in passato o con un vaccino. Ebbene, mentre l’immunità innata sembra ritornare in fretta a livelli dei non fumatori in chi smette, gli effetti sulla risposta adattativa persistono anche per lungo tempo dopo lo stop al fumo.
La ragione probabilmente è da cercare nella memoria epigenetica, ovvero in quelle modificazioni nell’espressione dei geni che dipendono da stimoli esterni, in questo caso dal fumo.
I dati raccolti dai campioni dei volontari hanno mostrato che la risposta infiammatoria, che si attiva immediatamente quando c’è un’infezione, era più elevata nei fumatori, ma che in loro anche alcuni tipi di cellule coinvolte nella memoria immunitaria risultavano avere un’attività alterata.
E mentre in chi smette di fumare la risposta infiammatoria sembra ritornare rapidamente a livelli normali, possono durare anche 10 o 15 anni le alterazioni nella memoria immunitaria, da cui dipendono i meccanismi che regolano l’immunità adattativa".

"Questa è la prima volta che è stato possibile dimostrare l’influenza a lungo termine del fumo sulla risposta immunitaria - ha commentato Darragh Duffy, direttore dell’unita di Immunologia translazionale all’Institut Pasteur - Le ricadute di queste conoscenze sono sottolineate dalla prima autrice dello studio, la bioinformatica Violaine Saint-André: «Questa è una scoperta importante che chiarisce l’impatto del fumo sull’immunità di individui sani e anche, a confronto, sull’immunità di persone colpite da malattie di vario tipo, compresi tumori, infezioni e malattie autoimmuni".

“La Commissione europea è sorda alla scienza sulle politiche del tabacco.
È chiaro che le alternative più sicure alla nicotina, come lo svapo o le bustine, siano significativamente meno dannose del fumo e aiutano efficacemente a smettere di fumare”.
Torna ad intervenire il Presidente della World Vapers’ Alliance, Michael Landl.
Uno “squillo” che giunge a pochi giorni di distanza dalla sottoscrizione di una petizione che, condotta su scala internazionale, ha visto oltre 35.000 persone lanciare un appello alle Istituzioni europee chiedendosi un diverso atteggiamento ed un diverso possibilismo rispetto alle alternative a rischio ridotto.
In merito, la World Vapers’ Alliance ha ancora una volta voluto esortare la Commissione europea e i Ministri della Sanità del Vecchio Continente a prestare attenzione sia alle prove scientifiche sia alla esigenza di difesa dei consumatori.
Ciò “per attuare politiche di riduzione del danno che possano salvare migliaia di vite”.
Questa settimana – rappresenta ancora Landl - i Ministri della Sanità dell’Unione europea hanno un’opportunità fondamentale per sostenere l’adozione di normative sensate che potrebbero prevenire 700.000 morti inutili ogni anno a causa del fumo.
Il Piano per sconfiggere il cancro riconosce che lo svapo possa effettivamente aiutare i fumatori a smettere.
I politici, quindi, devono agire di conseguenza”.
“I ministri della Sanità dovrebbero ispirarsi alla Svezia – ha ulteriormente specificato il medesimo nell’appendice della sua nota stampa – La Svezia è pronta a diventare il primo Paese senza fumo al mondo e questo obiettivo sarà raggiungibile solo grazie all’adozione di alternative che sono più sicure e meno dannose.
Resta fondamentale che l’Unione europea segua il loro esempio e applichi una regolamentazione sensata”.
La WVA, principale sodalizio internazionale per quel che riguarda la sensibilizzazione rispetto a soluzioni antifumo alternative, insiste nelle sue attività di sprone e lo fa in un momento che è comunque difficile per il settore.
Ciò anche alla luce del non trascurabile contraccolpo che si sta avendo nel Regno Unito dove, come da ultime evidenze, pare stiano vacillando le storiche certezze pro-svapo.

Aprire un negozio in franchising in Italia. Un’importante novità arriva dal settore della sigaretta elettronica.
Tra qualche mese, infatti, i negozi dello svapo acquisiranno un peso specifico ancora maggiore alla luce delle riforme normative che andranno a cancellare totalmente il mercato on line per quel che riguarda i prodotti con nicotina; Gli e-store, invece, saranno fortemente ridimensionati per quel che riguarda tutti gli altri prodotti quali quelli senza nicotina.
Questi ultimi potranno ancora essere acquistati on line ma non potranno essere più recapitati a domicilio dell’acquirente ma appoggiati presso hub che l’acquirente sceglierà al momento della transazione e che comunque dovranno essere o tabacchi o negozi di sigarette elettroniche.
Senza addentrarsi in spiegazioni troppo tecniche, gli esperti concordano sul fatto che la mole di affari dei negozi di sigarette elettroniche sarà destinata a schizzare in modo importante.
E qui entra in campo Svapo Web?
Quale è l’azienda numero uno nel settore della sigaretta elettronica?
Quale è quella che è strutturata in un franchising solido, capillare e robusto?
Ebbene si, proprio il brand fondato e guidato da Arcangelo Bove.
Ecco perché, quindi, aprire un negozio in franchising di sigarette elettroniche e farlo con Svapo Web rappresenti una formula più che vincente.
Nei cinque anni che sono intercorsi dalla partenza del progetto franchising (il cui start è stato a Giugno 2019), sono stati oltre 250 gli Svapo Web Store che hanno aperto da Nord a Sud – con tanto di parentesi Covid nel bel mezzo.
E nel solo mese di Aprile sono stati ben nove le persone che, anche in questo caso in tutta Italia, hanno sottoscritto contratti relativamente all’apertura di altrettanti Svapo Web Store.
I medesimi vedranno i natali ad Ascoli Satriano, Bientina, Castrolibero, Ceriano Laghetto, Rivolta d’Adda, San Miniato, due a Verona (Corso Milano e Centro commerciale “La grande mela”) e Volla.
Investimento minimo, profitti immediati, nessuna fee, nessuna royalty, esclusività di zona e di prodotti.
Il Franchising di Successo è sempre più e sempre più sarà un business vincente.

Il diabete è una patologia che affligge oltre 400 milioni di persone nel mondo, comportando un cambiamento radicale nello stile di vita dei pazienti che ne soffrono. Purtroppo, tra i fattori di rischio modificabili che più influiscono sul decorso della malattia, il fumo rappresenta un ostacolo difficile da oltrepassare: i componenti sprigionati dalla combustione della sigaretta, infatti, non solo rappresentano un fattore di rischio per il pre-diabete e diabete mellito, ma ne complicano il decorso e impediscono un’auto-medicazione efficace.

Ma ad oggi, come si può aiutare chi fuma e al contempo soffre di diabete?

Purtroppo, non è semplice intervenire in questa specifica categoria di pazienti” spiega Roberta Sammut, Professoressa Associata presso la Faculty of Health Sciences, Università di Malta e prima autrice dello studio “il diabete può scatenare stress, ansia o depressione a causa della modifica dello stile di vita dei pazienti. E il fumo, per molti, rappresenta una maniera di gestire questa condizione”.

Come per tutti i fumatori, le terapie comportamentali, e l’eventuale combinazione con una terapia farmacologica sostituiva, potrebbero avere effetti positivi. Ma la letteratura scientifica in merito non è chiara, lasciando aperto un ampio campo di indagine.

Visto l’efficacia delle terapie comportamentali, a volte abbinate a interventi farmacologici, abbiamo voluto valutare quale fosse lo stato dell’arte della ricerca su questi approcci tra i pazienti fumatori affetti da diabete che desiderano smettere e quali interventi and oggi possono garantire una maggiore chance di successo. Abbiamo quindi valutato le 5 tipologie di intervento più conosciute, valutando i dati ottenuti”.

I risultati sono stati inclusi nella review “Behavioural therapy for people with diabetes who smoke: a scoping review”, pubblicata su Journal of  Primary Care and Community Health : ad oggi, emerge chiaramente come i pazienti che soffrono di diabete non siano oggetto di trattamenti mirati e che ci sia ampio spazio per progressi. Sembra, infatti, che terapie più strutturate e intensive possano giovare ai pazienti diabetici nel dire addio al fumo di sigaretta, mentre ancora poco si sa della possibile interazione tra le terapie comportamentali e quelle farmacologiche sostitutive della nicotina.

I risultati ci confermano che poco sappiamo su come intervenire efficacemente tra i pazienti che convivono con il diabete e  che fumano, per scardinare il complesso meccanismo che regola la dipendenza da sigaretta, soprattutto in presenza di altre patologie”, spiega Davide Campagna, Ricercatore di Medicina Interna presso il Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università di Catania “Quello che sappiamo, però, è che questo territorio inesplorato contiene le caratteristiche per migliorare enormemente le condizioni di vita dei pazienti diabetici, che spesso lottano contro due nemici, la malattia e la dipendenza da fumo”.

La review si è concentrata sull’analizzare le terapie comportamentali più importanti per i percorsi di cessazione, ovvero il metodo delle 5A, la terapia cognitivo-comportamentale, il colloquio motivazionale, la gestione della contingenza, l’health coaching e il counselling. Su un totale di 1615 studi analizzati sia nella struttura che nei risultati, è emerso che solo 8 rientravano perfettamente nel campo di indagine (3 per il metodo delle 5A, 4 per quello dell’intervista motivazionale e 1 per il counselling).
Un gap che dimostra come un certo numero di interventi psicologici, in particolare gli interventi cognitivo comportamentali, che hanno dimostrato di essere efficaci nel supportare la cessazione del fumo nella popolazione e nella gestione delle malattie croniche, non sono ancora stati studiati in relazione alle persone che vivono con il diabete.

Per aumentare le probabilità di successo per i pazienti affetti da diabete che desiderano smettere di fumare, sono necessari interventi strutturati e intensivi, basati su evidenze scientifiche all’avanguardia risultato di studi mitologicamente rilevanti, e che siano costruiti intorno ai bisogni della persona e di tutti coloro che la assistano, compresi interventi educativi e formativi sia ai caregiver che agli assistenti sanitari. 

In conclusione, come dichiarato dal professore Pasquale Caponnetto, ricercatore di psicologia clinica presso la Sezione di Psicologia del Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Catania “Per aumentare la probabilità di successo delle persone affette da diabete che desiderano smettere di fumare, sono necessari interventi strutturati e intensivi, basati su evidenze scientifiche all’avanguardia, derivanti da studi con una metodologia studiata e standardizzata e costruiti attorno alle esigenze dell’individuo e di tutti coloro che lo assistono, compresi interventi educativi e formativi sia per i caregiver informali che per gli operatori sanitari. E questo studio dimostra ancora una volta che, al di là degli strumenti utilizzati per aiutare le persone a smettere di fumare, il supporto psicologico aumenta sempre le possibilità di smettere di fumare“.

Le ricerche future devono inoltre valutare l’approccio combinato delle terapie comportamentali e delle terapie sostitutive della nicotina: i pochi studi inseriti a riguardo, non davano risultati chiari in merito all’uso combinato di entrambi gli approcci, sottolineando la necessità di investire in questa settore di ricerca.
(nota Coehar)

 

Ancora una volta una riprova di come il tema della riduzione del danno da fumo sia diventando motivo di attenzione.
Nella mattinata odierna, nell’ambito della sessione di laurea di Aprile del Corso di Laurea in Biotecnologie dell’Università di Catania, sono state discusse altre quattro tesi sul tema scientifico della riduzione del danno da fumo.
Lo rende noto un messaggio dello stesso Coehar.
Il professore Massimo Caruso, membro del medesimo Coehar e docente di Biochimica, è stato relatore di quattro diversi lavori accademici presentati dai neo laureati su temi afferenti l’ambizioso progetto di ricerca Replica.
Un ulteriore traguardo per il network di scienza che da Catania ha avviato collaborazioni con tutto il mondo e che sta cambiando le sorti di milioni di persone.
Queste le tesi discusse:

Titolo: “Espressione genica indotta da fumo di sigaretta e aerosol di e-cigarette su cellule endoteliali di aorta” – Tesista: Aurora Catalano. Relatore: Professore Massimo Caruso. Correlatore: Professoressa Rosalia Emma

Titolo: “Effetti dell’aerosol di sigarette elettroniche sulla vitalità di cellule da Carcinoma della lingua studiati mediante MTS assay” – Tesista: Manuela Leotta. Relatore: Professore Massimo Caruso. Correlatore: Dottore Konstantinos Partsinevelos.

Titolo: “Effetti della sigaretta elettronica su cellule di carcinoma spinocellulare trattate con cisplatino valutati mediante test di esclusione al Trypan Blue“. Tesista: Silvia Lupo. Relatore: Professore Massimo Caruso. Correlatore: Dottore Giuseppe Carota.

Titolo: “Valutazione della chemiosensibilità al cisplatino di cellule epiteliali da carcinoma a cellule squamose della lingua ed effetti del fumo di sigaretta“. Tesista: Filippo Montalto. Relatore Professore Massimo Caruso. Correlatore: Professoressa Rosalia Emma

I funzionari ADM dell’Ufficio di Ravenna, unitamente ai finanzieri del secondo Nucleo operativo del Gruppo di Ravenna, hanno rafforzato il dispositivo di “vigilanza dinamica” a contrasto dei traffici illeciti nelle aree portuali, effettuando un ulteriore sequestro di tabacchi lavorati esteri sottratti all’imposizione.
Così viene specificato in una nota diramata dalla stessa Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. 
In particolare, il contrabbando di bionde è emerso a seguito di un controllo doganale di quattro soggetti che, oltre al numero di stecche di tabacchi privi del contrassegno del Monopolio di Stato rinvenute nei loro bagagli, su invito dei verbalizzanti, hanno consegnato spontaneamente un ulteriore quantitativo di prodotti accumulato nel tempo e custodito presso le proprie abitazioni per un totale di 831 pacchetti di sigarette di varie marche estere (circa 17 chilogrammi).

Oltre al sequestro, nei confronti dei quattro soggetti responsabili è stato elevato un verbale di constatazione di violazioni amministrative, punite con una sanzione pecuniaria complessiva di oltre 85.000 euro, essendo stato constatato l’illecito amministrativo del “Contrabbando di tabacchi lavorati esteri” ai sensi dell’articolo 291 bis del Testo unico delle Leggi doganali.

"Le attività ispettive condotte - ricordano ancora da Adm - testimoniano il ruolo di polizia economico finanziaria assunto dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e dal Corpo della Guardia di Finanza a contrasto degli illeciti posti in essere in danno dell’integrità dei pubblici bilanci e, nel caso di specie, anche dei soggetti regolarmente autorizzati alla rivendita di tabacchi".

Chiara Giardina, giovane studentessa dell’Università di Catania, vince il Tobacco Harm Reduction Scholarship Programme di KAC grazie a un progetto di ricerca sugli effetti del fumo di sigaretta e dell’aerosol dei prodotti di nuova generazione targato CoEHAR

L’attività del CoEHAR è sempre più sinonimo di eccellenza e internazionalità, grazie allo sviluppo di progetti di ricerca che consentono a giovani studenti e scienziati di affacciarsi sul panorama scientifico internazionale forti delle competenze e dei traguardi raggiunti dal centro di ricerca in questi ultimi anni.
Ne è un esempio il successo ottenuto dalla giovane studentessa di Biotecnologie Mediche dell’Università di Catania, Chiara Giardina, che è tra le vincitrici della borsa di studio del Tobacco Harm Reduction Scholarship Programme promosso da Knowledge Action Change (KAC).
Lanciato nel 2018, il programma ha avuto un impatto globale senza precedenti con ricercatori provenienti da tutto il mondo che hanno portato a termine una vasta gamma di progetti di successo.
Attualmente impegnata nel suo tirocinio presso il laboratorio del prof. Massimo Caruso, co-project leader del progetto Replica, Chiara Giardina, grazie al lavoro condotto nei laboratori del CoEHAR a Catania, è riuscita a partecipare, e ad ottenere, la borsa di studio di KAC.

“È un grandissimo onore. Si tratta di una borsa di studio della durata di un anno, che prevede di formare giovani divulgatori nell’ambito del THR per andare ad analizzare l’utilizzo di nuovi prodotti che possano sostituire le sigarette tradizionali e che possano risultare meno dannosi”.

Il progetto di Chiara Giardina è “una ricerca in vitro che prevede una analisi del genoma delle cellule epiteliali di polmone in seguito all’esposizione sia al fumo di sigaretta che all’aerosol dei prodotti a tabacco riscaldato nonché trattamento con nicotinaL’obiettivo è quello di analizzare le variazioni dell’espressione genica in seguito a queste condizioni sperimentali, per valutare un’eventuale correlazione con processi di infiammazione o carcinogenesi“.

Un interesse, quello della studentessa verso il mondo della riduzione del danno, cresciuto durante il percorso di formazione presso l’Università di Catania e acuitosi grazie all’esperienza maturata sotto la direzione del prof. Massimo Caruso.

Per il futuro, i goal sono ottenere dei risultati robusti dal progetto e presentarli poi al Global Forum of Nicotine del 2025 e concludere questa prima fase della carriera universitaria conseguendo la laurea magistrale”. 

La mission di KAC è quella di promuovere i principi della riduzione del danno, facilitando la condivisione di idee e risultati.
Il Tobacco Harm Reduction Scholarship Programme è stato lanciato da KAC nel 2018, con cinque obiettivi fondamentali:

  • Aumentare il volume della ricerca e della conseguente pratica nel campo della THR
  • Allargare la base di prove per le nuove tecnologie e i prodotti che contribuiscono a ridurre il fumo e migliorare sia la salute individuale che quella della popolazione.
  • Introdurre nuovi pensatori, nuove idee e nuovi metodi nel ridurre i danni del tabacco.
  • Migliorare la comunicazione del rischio utilizzando i social media e le nuove tecnologie per diffondere informazioni, in particolare a gruppi e comunità isolate
  • Mirare a luoghi e popolazioni in cui le attività e le risorse attuali sono limitate, specialmente nei paesi a basso e medio reddito dove c’è maggiore necessità di costruire capacità.

(nota stampa Coehar)

Il direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Consigliere Roberto Alesse, ha incontrato nella sede romana di Piazza Mastai dell’Agenzia il Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Giovanni Melillo.
Contestualmente il vertice Adm ha provveduto a firmare un Protocollo d’intesa con la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo.
Il Protocollo, venendo al dettaglio, rinnova - viene spiegato in una nota stampa dell'Agenzia - le modalità che disciplinano i rapporti tra la DNAA e il personale di polizia giudiziaria dell'ADM, coordinato dalla Direzione antifrode a sua volta diretta dal magistrato ordinario, Sergio Gallo.
In tal senso, viene sottolineato nel comunicato stampa, si mira a migliorare "l'efficienza dei rispettivi strumenti di contrasto ai fenomeni criminali".

Con il sostegno della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo - ha sottolineato in sua dichiarazione il dottore Alesse - siamo sicuri che riusciremo ad avere un ruolo sempre più incisivo nella lotta all’illegalità.
Siamo consapevoli delle importanti sfide che ci attendono.
I nostri sistemi di intelligence devono adattarsi a un mondo che cambia velocemente, per cogliere le opportunità offerte dal progresso tecnologico e dall’evoluzione dell’ordinamento giuridico.
Le novità che arrivano dall’intelligenza artificiale - ha concluso Alesse - ma anche da una crescente globalizzazione suggeriscono, ad esempio, di dotarsi di un’unica autorità doganale sovranazionale”.

“La cooperazione istituzionale con l’Adm - ha successivamente fatto presente il Procuratore Melillo - è un impegno antico che va rinnovato e sviluppato proiettando lo sguardo verso sfide comuni, come quella dell’innovazione tecnologica. I flussi di informazioni prodotti dall’Agenzia sono per noi di fondamentale importanza.
Mi auguro - ha concluso il togato - che ci siano occasioni di confronto e mutuo monitoraggio frequenti, perché i protocolli devono evolversi nella loro applicazione pratica”.

Continua l'impostazione di Alesse nell'ottica di stipulare sinergie con altri soggetti istituzionali: così come era stato con la Guardia di Finanza, in tal modo si mira a ottimizzare gli sforzi reciproci anche nell'ottica di evitare sovrapposizioni di competenze.

Se non si trattasse di una questione maledettamente seria, in quanto attinente la sfera della salute, ci sarebbe davvero da farsi grasse risate.
Continua la guerra senza quartiere al settore della sigaretta elettronica.
Un “tweet” (poi vi diremo chi lo ha cinguettato) sostiene che alcune persone che hanno avuto attacchi di epilessia – guarda un po' – avevano svapato “alcune settimane prima”.
Ebbene si, alcune settimane prima, non un secondo prima.
Se questo legame di presunta causalità fa ridere, lascia un attimino perplessi il fatto che a fare tali affermazioni sia stata l’Organizzazione mondiale della Sanità, vale a dirsi il massimo Organo istituzionale per quel che riguarda la materia delle politiche planetarie in fatto di salute.
Un tweet dall’effetto mediatico devastante – letto da oltre 300.000 persone – che non fa altro che alimentare una macchina del fango che poggia su basi praticamente nulle – quanto meno rispetto alle attuali conoscenze.
Ma l’Oms da dove ha fatto uscire tale “tweet”? La “fonte” dovrebbe vivere in alcuni rapporti della Fda che ipotizzarono effettivamente un nesso tra svapo e convulsioni; Ma quelle ipotesi non trovarono mai conferma dal momento che non si potette in alcun modo arrivare a trovare una effettiva base di concatenazione.
Perché? Perché innanzitutto si parlò in alcuni casi di eventi-convulsioni verificatisi anche a distanza di settimane dall’uso della sigaretta elettronica, perché non si è mai appurato se il prodotto svapato fosse regolamentato o illecito.
Ed ancora percè il 43% delle segnalazioni faceva riferimento a persone che usavano contemporaneamente farmaci noti per causare convulsioni.
Troppa evanescenza, troppi se, forse e chi lo sa...Il tutto non facendosi altro che favorire la macchina di morte data dal fumo di sigaretta.
Non servono altri commenti, proprio no: la smania di attaccare lo svapo accende in troppi casi  i motori della fantasia.
Laddove il termine fantasia è sotterfugio letterale gentile per evitare di usare termini che non sarebbero eleganti.

Il CoEHAR, fondato dal professore Riccardo Polosa, ospita a Catania un altro meeting internazionale dedicato ai progetti per la riduzione del danno da fumo.
Negli ultimi sei anni, i membri CoEHAR hanno visto la presenza in città di centinaia di scienziati provenienti da ogni parte del mondo. Il Centro di Ricerca dell’ateneo catanese, grazie alla leadership del professore Polosa, ha ormai consolidato il suo ruolo di coordinamento della ricerca mondiale nel campo della riduzione del danno da fumo attraendo ed inglobando cultura e conoscenze provenienti da ogni parte del globo.
Un incentivo, non solo per l’autorevolezza scientifica dei membri CoEHAR, ma anche per la città, diventata ormai punto di interesse sociale per diversi governi e membri della comunità scientifica internazionale.
THRUST”, l’ultimo progetto nato in casa CoEHAR, ha l’obiettivo di valutare gli endpoint respiratori correlati al fumo attraverso strumenti innovativi ed analisi di nuovi biomarcatori.

“Per migliorare la nostra comprensione di come il fumo influisce sulla salute polmonare – ha infatti spiegato Polosa – vogliamo utilizzare la tomografia computerizzata ad alta risoluzione (HRCT) abbinata a strumenti di intelligenza artificiale. In questo modo saremo in grado di distinguere lo stato di salute polmonare tra fumatori, ex fumatori e individui che non hanno mai fumato”.
Lo studio sta reclutando una coorte di 180 volontari sani (60 fumatori, 60 ex fumatori e 60 mai fumatori), per affinare la metodologia prima di espandere la dimensione del campione di studio.
Nel corso di un anno, il gruppo di ricerca utilizzerà strumenti di intelligenza artificiale specializzati per valutare la densità polmonare, le caratteristiche della struttura e le misurazioni delle vie aeree attraverso le scansioni HRCT.
L’obiettivo primario della ricerca è stabilire un’analisi quantitativa affidabile della microstruttura polmonare, garantendo la ripetibilità di queste misure. In un approccio innovativo, gli obiettivi secondari includono l’esecuzione di una serie di test cardiorespiratori e la raccolta di campioni biologici per identificare nuovi biomarcatori di potenziale danno (BoPH) e verificare la conformità attraverso biomarcatori di esposizione (BoE).
Una componente chiave dello studio è la correlazione dei parametri HRCT identificati dall’IA con altri indicatori cardiorespiratori come i risultati della spirometria, l’oscillometria e i test che valutano lo scambio di gas nei polmoni.
Ciò testimonia – continua Polosa – il potenziale sinergico dell’imaging medico avanzato, dell’intelligenza artificiale e della ricerca multidisciplinare nella comprensione e, in ultima analisi, nella riduzione dei danni legati al tabacco”.
Il progetto, coordinato dal professore Polosa, vede la partecipazione in particolare di alcuni membri del CoEHAR quali i professori Stefano Palmucci, Lucia Spicuzza, Antonio Longo e Davide Campagna.
Partner del progetto sono Metanoic Health (la CRO che ha condotto la sperimentazione) ABF (il laboratorio specializzato nell’analisi dei biomarcatori), il professore Jonathan Belsey; diversi medici dell’ospedale ASPH NHS nel Regno Unito dove è in corso lo studio ed Eclat, lo spin off dell’ateneo che gestisce lo studio.


I Paesi coinvolti sono Italia, Regno Unito e Germania.
(nota stampa Coehar)