Studi inverosimili, pieni di limiti, dove gli autori stessi traggono dubbi risultati. E' quello che accade sempre più spesso nel settore della sigarette elettroniche.

Studi inverosimili

Tante, forse troppe, sono le ricerche contro le sigarette elettroniche con cui i giornali si divertono ad imporre un'idea errata dei dispositivi a rischio ridotto. Non ultimo, come studio - ad opera del ricercatore Mohinder Vindhya, quello che sarà presentato alla sessantottesima riunione dell’American College of cardiology il 18 marzo 2019 che mette in relazione l’uso della sigaretta elettronica e l’aumento di infarti, malattie coronariche e depressione.

Difetti di metodologie, uso di topi, errate percezioni dei risultati o errata interpretazione o, senza alcun togliere, sondaggi di opinione mascherati da veri e propri studi di settore. Sono queste le notizie con cui si deve combattere ogni giorno e non parliamo solo di operatori del settore ma anche di sostenitori della cessazione, medici, giornalisti, blogger e qualsivoglia categoria di persone che crede fermamente che le sigarette elettroniche non solo siano per il 95% (dati del Regno Unito) più sicure delle sigarette convenzionali ma salvano vite umane ogni singolo giorno.

Per esempio lo studio di febbraio ad opera di di Paul Ndunda, presentato alll’International Stroke Conference l'8 febbraio a Honolulu - simile a quello di Mohinder Vindhya - ha vantato molteplici smentite, non ultime quelle di Kostatinos Farsalinos, Larry Goldstein e Riccardo Polosa, ma l'autore stesso ne ha messo in evidenza i limiti in quanto trattandosi di uno studio trasversale non prova il nesso tra malattie e sigarette elettroniche non quantificando l'uso dei dispositivi da parte dei partecipanti.

E anche vero che gli effetti delle sigarette elettroniche a lungo termine non sono ancora ben definiti ma affacciandoci per un istante agli studi effettuati a favore dei dispositivi e delle argomentazioni proposte, da parte di medici, associazioni, testate giornalistiche o blog di settore di tutto il mondo, sembra evidente che anche se le sigarette elettroniche sia un prodotto a rischio ridotto, sicuramente siano un'alternativa più salutare rispetto alle classiche "sigarette tradizionali".

Gli scienziati, nell'ultimo studio rimbalzato da testata a testata, coordinati dal dottor Mohinder Vindhyal, assistente professore presso l'ateneo statunitense, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato i dati di oltre 96mila cittadini coinvolti nel “National Health Interview Survey”, uno studio coordinato dai Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie (CDC – Centers for Disease Control and Prevention).

Tutti i dati sono stati raccolti nel 2014, nel 2016 e nel 2017 (l'indagine del 2015 non prevedeva domande sulle sigarette elettroniche) e sono stati messi a confronto con quelli degli utilizzatori di sigarette tradizionali - che sono risultate le più dannose in assoluto – e quelli dei non fumatori.

Come indicato, chi utilizzava le sigarette elettroniche (occasionalmente o quotidianamente) rispetto ai non fumatori aveva una probabilità superiore del 56 percento di sviluppare un infarto, del 30 percento di ictus e circa del doppio di ansia e depressione. 

“Quando il rischio di infarto aumenta del 55% tra gli utenti di sigarette elettroniche rispetto ai non fumatori, non vorrei che i miei pazienti o i miei familiari le utilizzassero. Quando abbiamo scavato più a fondo, abbiamo scoperto che indipendentemente da quanto le si usa, quotidianamente o saltuariamente, si hanno ancora più probabilità di avere un attacco di cuore o sviluppare la malattia coronarica”, ha dichiarato il professor Vindhyal.

I ricercatori, anche in questa ultima ricerca, tramite l'acquisizione di dati osservano gli eventi cardiovascolari legati alle sigarette elettroniche ma non si soffermano sulla vera e reale storia degli utenti utilizzatori dei dispositivi che potrebbero aver prima usato sigarette tradizionali e successivamente sigarette elettroniche.

Come accaduto nel caso precedente, anche in questo, il dottor Mohinder Vindhyal mette, però in riferimento alla nicotina presente, le mani avanti: 

"Il fumo di sigaretta ha una probabilità molto maggiore di infarto e ictus rispetto alle e-sigarette, ma ciò non significa che lo svapo sia sicuro", ha detto Vindhyal, aggiungendo che alcune sigarette elettroniche contengono nicotina e rilasciano composti tossici molto simili al fumo di tabacco . La nicotina può accelerare la frequenza cardiaca e aumentare la pressione sanguigna.

E' concezione comune, purtroppo, non valutare i dati acquisiti, mettere in risalto studi non veritieri, farsi guerra senza motivo, screditare testate, produttori, blogger solo per avere un attimo di popolarità nel web o nelle notizie giornaliere. Lo stesso Polosa al GFN 2018 ha confermato che "Studi di scarsa qualità confondono il pubblico" ed in effetti è proprio così. Studi che sono effettuati con il supporto di "dati rilevati" o altri che si basano su "ricerche alquanto dubbie" non dovrebbero essere nemmeno espresse o prese in considerazione dai giornali o dalle riviste (idem con quelle che prendono in considerazione studi sui topi). Ecco perché è importante prima di gridare allo scandalo cercare di relazionarsi con coloro che del settore ne fanno parte o imporre metodologie di ricerca univoche e "non contestabili" basate su analisi e dati che possano portare, sia in positivo o in negativo, ad un risultato che sia veritiero.

Studi inverosimili

Segui il disclaimer dei contenuti presenti sul blog.