JUUL ora passa al contrattacco e inizia la sua “crociata” contro quattro aziende ritenute colpevoli di beneficiare del grande successo dei prodotti proposti dall’azienda californiana.
Dopo essere stata protagonista di un recente acceso dibattito inerente alla proposta di legge che quale vieterebbe espressamente la vendita dei prodotti JUUL (e anche della sigaretta elettronica in generale) a San Francisco, quest’oggi l’azienda californiana torna sotto la luce dei riflettori con una importante azione legale nei confronti dei propri diretti competitors.
Stando a quanto riportato, JUUL ha appena intentato una causa contro quattro concorrenti che starebbero beneficiando dell'enorme successo avuto sin dal lancio sul mercato dei prodotti dell'azienda, inoltre viene riportata una seconda accusa (sicuramente più grave) la quale afferma che questi stessi marchi non sarebbero a norma di legge.
Fondata nel 2007 da James Monsees e Adam Bowen, JUUL è diventata un vero gigante nell'industria americana dello svapo occupando il 75% del mercato delle sigarette elettroniche - secondo le dichiarazioni dell'azienda - (anche se un recente rapporto di EcigIntelligence ha ricalcolato l'effettiva quota di mercato in america dell'azienda rivalutando la stessa al 40%). Come vi abbiamo riportato nelle scorse settimane, la compagnia è stata, da sempre, nel mirino della FDA e ha trovato diversi ostacoli e disappunti anche tra svariati esponenti politici ed è proprio per questo che adesso più che mai JUUL deve misurare bene ogni futura azione e soprattutto far capire alle autorità che si tratta di una azienda seria e consolidata.
JUUL ha quindi deciso di dimostrare, quanto sopra, chiamando in causa tre società (Status Distribution, Status Vapes e K & R Products) e accusandole di vendere prodotti contraffatti, inoltre sono accusati di aver lanciato sul mercato degli aromi che la stessa JUUL è stata costretta ad eliminare in precedenza dagli “scaffali”. Una quarta società, JUUL Monster, è accusata invece di avere un logo che potrebbe attrarre il pubblico più giovane. Sicuramente il tutto è frutto della recente assunzione da parte dell'azienda di Adrian Punderson (ex dipendente di Apple) per combattere le frode sulle proprietà industriali.
La mission che JUUL si è prefissata riguarda la necessità di non essere associata a prodotti contraffatti che attraggono minori. La società ha affermato che i prodotti in questione sono "illegali e potenzialmente pericolosi". Il fatto che questi prodotti sembrino essere "destinati ai giovani" è una delle principali questioni citate all’interno delle accuse dell’azienda californiana.
Tale manovra ha anche l’obbiettivo di portare l'azienda ad essere vista sotto una miglior luce da parte della FDA che ha già più volte ammonito JUUL per essere troppo “attraente” verso i giovani e soprattutto di facile reperibilità nella maggior parte dei negozi. Possiamo quindi affermare che la necessità di tenere i minori lontani dai pod brevettati da JUUL è essenziale se l'azienda spera di rimanere ancora sul mercato.
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