Messa alle strette lo ha dovuto ammettere.
Lo ha dovuto dichiarare pubblicamente.
“Non sono note in tutto il mondo, sin dalla sua comparsa nel mercato, morti legate alla sigaretta elettronica”.
Una delle principali nemiche della sigaretta elettronica su scala internazionale – trattasi dalla professoressa australiana Emily Banks - ha dovuto, suo malgrado, chinare il capo e dire che lo svapo ad oggi, nel suo uso corretto e legale, non ha determinato un decesso solo in tutto il globo.
In quasi 15 anni di circolazione su scala planetaria.
Ciò, ovviamente, a differenza della classica sigaretta che, invece, è nota macchina di morte e che su scala mondiale causa il decesso, come da stime dell’Organizzazione mondiale della Sanità, di oltre 8 milioni di persone.
All’anno, si badi.
Dove è la novità, quindi, in quanto ora detto?
Non ve ne è nessuna, quanto meno per chi si informa un pizzichino e non cede alle campagne terroristiche anti-svapo.
Per noi è risaputo che la e-cig non ha mai spedito alcuno al cimitero così come sappiamo che la stessa possa rappresentare una valida soluzione in chiave di smoking cessation.
Ma questi dati non sono così scontati per tutti.
In determinati punti del globo, infatti, si rinviene ancora qualcuno (più di qualcuno, in verità) – tra scienziati, rappresentanti delle Istituzioni – che sostanzialmente sostiene che fumo e svapo, quasi quasi, siano la stessa cosa.
Giova quindi far presente a costoro le debite differenze in termini di vite umane e di morbilità – senza voler fa riferimento al gravàme economico sui vari Sistemi sanitari.
Ma si diceva della Banks.
La docente è stata audita dal Senato della Repubblica australiano nel contesto dei lavori che si stanno conducendo sul disegno di legge relativo ai beni terapeutici e tra le cui righe ricade anche una riforma dello svapo.
Dietro specifica domanda, è stata “costretta” a dover fare presente che la e-cig non avesse mandato al Creatore alcunchè.
Una “ammissione” pesante se è vero che la docente in questione rappresenta una esponente di quella scuola di pensiero che ha portato ad una delle normative più dure sullo svapo rinvenibili nel mondo occidentale, ovvero quella data dal caso Australia.
E’ vero – certo – nessuno può sapere gli effetti a lungo termine ma ci si accontenta di sapere che, oggi, non vi sono evidenze in termini di danni e che, anzi, piuttosto, la sigaretta elettronica sta strappando un numero imponente di persone al fumo, questo si fonte certa di danni.