Solo il 28% dei fumatori in Europa è a conoscenza del fatto che lo svapo è meno dannoso del fumo.
In questo dato vivono in modo chiaro e lampante tutte le difficoltà connesse alla attuazione di politiche di riduzione del danno da fumo incisive e che siano basate sul ricorso alle cosiddette alternative.
Una percentuale, quella del 28%, che è indice della scarsissima informazione/troppa disinformazione che ancora zavorrano la questione sigaretta elettronica.
Su questi punti insiste la recente riflessione di Dustin Dahlmann, Presidente della Independent European Vape Alliance.
È fondamentale che ai fumatori vengano fornite informazioni sulla riduzione del danno - osserva il vertice del sodalizio internazionale - Gli operatori sanitari hanno responsabilità come medici a diretto contatto con le persone che vogliono smettere di fumare".
Ancora Dahlmann "Le evidenze sulla riduzione del danno sono sul tavolo.
Se molti più fumatori che non riescono a smettere con altri mezzi passassero alle sigarette elettroniche, milioni di persone in tutto il mondo potrebbero vivere una vita migliore e più lunga".
Quindi il riferimento alla politica sanitaria del Regno Unito che "dovrebbe essere un fulgido esempio per tutti i responsabili politici".
Il numero uno Ieva osserva giustamente come spetti ai sanitari questo ruolo informativo.
Trasferendo la questione in ambito nazionale, tale ruolo di guida, di informazione e di orientamento dovrebbe essere assolto da medici di base, medici ospedalieri e specialisti.
E molti di essi, in effetti, già suggeriscono la sigaretta elettronica al cospetto di fumatori, specie se patologici, che altrimenti non sono in grado di affrancarsi dalla dipendenza tabagista.
Ma le posizioni, sul punto, nello stesso mondo medico tricolore sono comunque ancora molto variegate e certo non incoraggiate dalle linee ministeriali che persistono fredde rispetto all'argomento e-cig.
Proprio alla luce di tale ultima constatazione, il punto di svolta non può che giungere - necessariamente - dalle posizioni apicali, dai vertici.
Solo un confronto ampio in sede istituzionale, che dia voce a tutte le voci della scienza, potrà creare i presupposti per una discussione consapevole sulla riduzione del danno con conseguenze di cui, a cascata - attraverso medici di prossimità, ospedalieri e specialistici - non potranno che beneficiare i pazienti.