La capitale mondiale della sigaretta elettronica, in termini produttivi, è la Cina.
Imponente, impressionante i numeri che vengono dal Paesone asiatico con riferimento al settore vaping.
Dalle aziende impegnate nella catena di montaggio alle persone impiegate, le cifre si pongono come ciclopiche.
E, potenzialmente, anche come motivo di una certa apprensione.
Geekvape e Relx sono solo due delle 1500 realtà che si occupano di sfornare sigarette elettroniche o singoli dispositivi.
Di queste 1500 attività, ben il 70 percentuale è dedito alle esportazioni con l'Estero.
Le esportazioni, appunto.
La parabola è in una crescita esponenziale.
Le proiezioni 2022, infatti, dicono che si arriverà ad una mole di export di Ends quantificabile nella misura di 186,7 miliardi di yuan (corrispondenti a 27,82 miliardi di dollari); un dato che è in crescendo rispetto all'anno precedente allorquando si era toccata quota 138,3 miliardi di yuan, comunque il 180 percentuale in più rispetto ai dati del precedente anno 2020.
A proposito di commercio con l’Estero, il mercato Usa rappresenta, allo stato attuale dei fatti, la destinazione prediletta con un quantitativo del 58%; A seguire l’Unione Europea e la Gran Bretagna, che rappresentano complessivamente il 24 percentuale.
Quindi la Russia con l’8%, il Sud-Est dell'Asia (5 percentuale) e, per chiudere, il Medio Oriente con il 4.
Ma non è tutto.
La produzione delle sigarette elettroniche da lavoro, infatti, ad un qualcosina come 1,5 milioni di persone, in via diretta.
E ad ulteriori 4 che, invece, operano nell'indotto.
Nel 2021, per chiudere con le cifre, oltre alle 1.500 aziende produttrici, vi erano più di 190.000 store deputati alla vendita al dettaglio di prodotti del vaping e quasi 100.000 tra catene di fornitura e imprese di servizi di merchandising.
Un impero.
Un impero sottoposto, però, alle regole e alle leggi di un Governo, quale quello cinese, decisamente poco prevedibile e poco interpretabile nelle misure anche a medio termine.
E sapere che il mondo della sigaretta elettronica dipende, per larghissima fetta, dalle strategie di Pechino non è cosa che può giustificare sonni tranquillissimi.