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Le sigarette elettroniche potrebbero essere vietate in molti spazi pubblici all’aperto nel Regno Unito.
E’ questo l’ennesimo fronte apertosi Oltremanica dove, da una manciata di mesi a questa parte, l'atteggiamento nei confronti della e-cig si è, per così dire, disincantato.
Se, infatti, per molto tempo lo svapo era stato benedetto senza se e senza ma, facendosi del Regno Unito un Paese guardato come modello in tal senso, da qualche tempo a questa parte – come anticipato – la situazione è mutata.
Dal divieto delle usa e getta al dibattito che potrebbe arrivare addirittura a riguardare la sfera degli aromi: diversi sono i punti “critici” che ballano sul tavolo dei decisori.
Intanto la stretta attualità dice che sono prossime ad essere varate delle zone all'aperto - a pubblica frequentazione - che potrebbero essere vietate all'uso della sigaretta elettronica.

Tra le aree che dovrebbero essere bannate quelle prossime a parchi gioco, ospedali e scuole.
In tal senso vi sarebbe piena convergenza di intenti tra il Ministro della Salute Wes Streeting e il Direttore sanitario Chris Whitty.
Guerra alla sigaretta elettronica, quindi? Ni.
Probabilmente solo una semplice razionalizzazione del discorso quella che si sta attuando nel Regno Unito.
Al di la dell’aspetto degli aromi – quello si, davvero preoccupante – il resto si inquadra in una logica che può essere comprensibile in una ottica di proteggere i più giovani dall’incontrollato accesso che essi fanno delle monouso.
Similmente, il fatto di vietare l’uso delle e-cig in prossimità di luoghi a forte frequentazione di bambini non è dettato tanto dalla volontà di proteggere da un presunto svapo passivo – cosa che non avrebbe fondamento – quanto dall'esigenza di non fornire “cattivi” esempi ai più piccini.
Si può ritenere, quindi, a ragione che il Regno Unito credi ancora nello svapo quale strumento “salvifico” per i fumatori ma che, tuttavia, sia necessaria una migliore gestione rispetto a usi corretti e smodati.

L’Austria strizza l’occhio alle raccomandazioni della Commissione europea in termini di restrizioni sullo svapo.
Vienna, infatti, parrebbe essere alquanto aperta alla possibilità di accogliere l’indicazione venuta da Bruxelles rispetto alla introduzione di aree no svapo anche all’aperto.
In buona sostanza facendo di tutt’erba un fascio tra sigarette classiche e elettroniche.
Una situazione che preoccupa – e non poco - gli attivisti della World Vapers’ Alliance.

La Commissione – spiega il Presidente Michael Landl - sta commettendo un grave errore confondendo lo svapo con il fumo.
Ciò manda un segnale pericoloso a migliaia di fumatori in Austria che utilizzano lo svapo come un modo efficace per smettere di fumare.
Praticamente – precisa il numero uno dell’associazione - non esiste vapore passivo e, lo ripetiamo, lo svapo è meno dannoso del 95% rispetto al fumo.
Ecco perché la sigaretta elettronica non dovrebbe essere equiparata alle sigarette tradizionali.
La raccomandazione della Commissione europea ignora le prove scientifiche che dimostrano chiaramente che il vapore passivo non presenta quasi alcun rischio per la salute rispetto al fumo passivo.
Se l’Austria seguirà questa raccomandazione e vieterà lo svapo nelle aree che già ora sono smoking free, c’è il rischio che meno fumatori passeranno ad alternative meno dannose.
L’UE si aggrappa ostinatamente alle sue fallimentari strategie di divieto, nonostante il loro clamoroso fallimento. In questo modo, il tasso di fumo in Europa scenderà al di sotto del 5% solo nel 2100, ben 60 anni dopo rispetto all’obiettivo attuale.
L’Austria deve opporsi a questa follia di divieto”.
Dalla World Vapers' Alliance è giunto pertanto invito al futuro Governo a “non seguire ciecamente le raccomandazioni della Commissione europea”.
Commissione europea che, invece, concludono dalla World Vapers’ Alliance, dovrebbe “sostenere politiche basate sulla scienza e sui principi della riduzione del danno che promuovano l’accesso ad alternative meno dannose quali quelle rappresentate dalla sigaretta elettronica”.

 

Una brutta notizia che arriva dalla “lotta” per i diritti degli svapatori.
Sovape, infatti, arriva al capolinea delle sue attività.
L’associazione francese, operativa dal 2016, ha scelto di sciogliersi e di non perseguire più nell’impegno che l’aveva posta, senza ombra di dubbio, tra le associazioni più fattive entro il panorama europeo sul fronte svapo.
Lo rendono noto le testate francesi.
Nel contesto di una situazione ambientale non da oggi obiettivamente complicata in terra transalpina, a determinare la decisione è stata – quale la più classica delle gocce che fa traboccare il vaso - la difficoltà di “dialogare con i decisori”.
In una intervista affidata a Vaping Post Fr, in particolare, Nathalie Dunand e Philippe Poirson, rispettivamente presidente e vicepresidente del sodalizio, hanno chiarito le ragioni della particolare evoluzione
“Eravamo troppo pochi e con poche risorse e, d'altra parte, la situazione è bloccata.
Ci chiediamo fino a che punto le persone che prendono decisioni si impegnano a favore della democrazia e della libertà di espressione”.
“La missione particolare di Sovape – espongono ancora – è stata da sempre quella di instaurare un dialogo tra le parti interessate, cosa che non è stata più possibile.
Per noi tutte le porte si sono chiuse e portare avanti questo progetto non è più possibile”.
“La nostra idea, il nostro programma – rappresentano ancora gli attivisti transalpini - era anche quella di organizzare “Vaping Summit” e produrre documenti, ma anche questo è divenuto sempre più difficile ed il campo opposto, per così dire, si è chiaramente radicalizzato”.
“È stata una grande avventura, una grande speranza – spiega nel dettaglio la Presidente Dunand che espone anche la personale esperienza - Pensavo di morire di tabacco, mi ero rassegnata.
Poi ho scoperto la sigaretta elettronica, ho conosciuto tantissime persone, sono stata aiutata e ho cercato di aiutare a mia volta.
La mia disillusione è però venuta dall’Oms, le cui posizioni ci hanno investito con effetti che sono stati disastrosi”.

 

 

Dimmi una cosa da fare per penalizzare lo svapo: aumentare le tasse e, di conseguenza, far schizzare in alto i prezzi in capo al cliente finale.
Ebbene, in Polonia l’hanno fatto.
Il Governo guidato dal Primo Ministro Donald Tusk, infatti, ha varato un Piano che mira ad innalzare sensibilmente il prezzo dei prodotti alternativi al tabacco.
Un prezzo che, alla luce di questi plus, si avvicina molto a quello delle classiche bionde.
Forte scetticismo quello che viene manifestato, al cospetto di questa operazione, dalla World Vapers' Alliance.
La WVA – viene fatto presente in una nota - si oppone fermamente alla decisione del Governo polacco di aumentare le accise sui prodotti del tabacco riscaldato e sugli e-liquidi per lo svapo.
Con le nuove regole, gli e-liquid subiranno – prosegue il messaggio - un aumento significativo delle tasse, simile ai prodotti a base di tabacco riscaldato.
L’aumento delle tasse sui prodotti per lo svapo porterà a conseguenze indesiderate.
Numerosi studi hanno dimostrato che, quando il prezzo degli e-liquidi aumenta, molti utenti, in particolare i giovani adulti, tornano alle sigarette tradizionali.
Questo meccanismo, per così dire, incrociato – è ulteriormente rappresentato - indebolisce gli sforzi per la salute pubblica aumentando i tassi di fumo invece di ridurli”.

Una specifica riflessione anche da Michael Landl, Direttore della World Vapers' Alliance
"La tassazione deve essere proporzionale ai rischi dei prodotti.
Lo svapo è nella misura del 95% meno dannoso del fumo, eppure questa tassa lo tratta in modo simile, minando la salute pubblica.
I fumatori dovrebbero essere incentivati ​​a cambiare, non spinti a tornare alle sigarette a causa dei prezzi più alti.
La ricerca dimostra chiaramente che tasse più elevate sui prodotti meno dannosi scoraggiano i fumatori dal cambiare, un problema che colpisce in particolar modo i gruppi appartenenti al basso e medio reddito.
Per quanto riguarda gli utenti, quando questi si trovano al cospetto di costi crescenti per lo svapo, molti si rivolgono al fumo, invertendo i risultati positivi per la salute osservati in paesi focalizzati sulla riduzione del danno come il Regno Unito e la Svezia”.
"Aumentare le tasse sulle alternative meno dannose – così invece Alberto Gómez Hernández, Policy Manager presso WVA - è controproducente.
Rischia di scoraggiare i fumatori dal cambiare, costando loro vite. Un approccio alla tassazione basato sul rischio è fondamentale per ottenere risultati significativi in ​​termini di salute pubblica".
Dalla World Vapers’Alliance arriva, in appendice, una esortazione rivolta al Governo di Cracovia nell’ottica di “riconsiderare il suo approccio” nonchè “ad adottare politiche fiscali che riflettano il rischio ridotto dello svapo rispetto al fumo, garantendo che le alternative più sicure rimangano accessibili e convenienti”.
Ci sarà un dietrofront?

Momento davvero topico nel Regno Unito: gli svapatori, infatti, preparano il sorpasso sui fumatori.
E l'evoluzione sarebbe destinata a consumarsi già nei prossimi mesi. 
Il Regno Unito, come noto, ha visto calare il numero di persone che fumano nella misura di quasi il 50% negli ultimi quindici anni, guarda caso proprio quelli che hanno assistito all'ingresso dello svapo nel mercato.
La ricerca mostra che le persone che svapano, mantenendosi questo trend, sono numericamente destinate a superare quelle che fumano entro l'anno 2025. E ciò principalmente in forza del continuo transito che si sta avendo di persone dal fumo allo svapo. 

L'ultimo Briefing Paper del  Global State of Tobacco Harm Reduction  (GSTHR), progetto dell'Agenzia di Sanità pubblica Knowledge·Action·Change (K·A·C), si concentra proprio su questo aspetto.

"Un Regno Unito senza fumo? Come la ricerca, la politica e lo svapo hanno ridotto i tassi di fumo" - questa l'intitolazione dell'approfondimento che mostra come il numero dei fumatori sia passato dal 23,7% del 2005 al 12,9% nel 2022.

"La nostra ultima pubblicazione include anche una previsione significativa, basata sugli ultimi dati disponibili dall'Office for National Statistics and Action on Smoking and Health - si annota nel lavoro - che rivela che il numero di adulti che fumano continuerà a scendere fino a poco più del 10% l'anno prossimo (2025). Al contrario, il numero di adulti che svapano continuerà a salire dall'11% registrato nel 2024. Il che significa che lo svapo supererà il fumo per la prima volta nel Regno Unito. Questi cambiamenti forniscono un'ulteriore prova del fatto che quando i consumatori hanno accesso a prodotti alla nicotina più sicuri, accettabili e facilmente disponibili, prenderanno la decisione di cambiare in numeri sempre crescenti".

Il documento fotografa una situazione che ha il suo perno indubbiamente sulle possibilità legate alla nuova tecnologia data dalla e-cig, ma evidenzia anche l'impatto che la ricerca scientifica e i Governi proattivi possono avere sulle politiche di Sanità pubblica.

La World Vapers' Alliance (WVA) esprime “profonda preoccupazione” per la raccomandazione della Commissione europea di estendere anche alla sigaretta elettronica i divieti che sono in essere, nei vari contesti nazionali, rispetto ai luoghi smoking free.
“Un dato che – spiega Michael Landl, Direttore della World Vapers' Alliance - equivarrebbe di fatto a equiparare lo svapo al fumo”.
L’indirizzo che viene dall’Europa e, nello specifico, dallo strumento della raccomandazione, che ha valore indicativo e non vincolante, dice, quindi, di vietare l’uso della e-cig in tutti quei luoghi pubblici, all’aperto e al chiuso, dove le norme statali già fanno divieto di usare le “bionde”.
"La Commissione – spiega Landl - sta commettendo un errore disastroso accomunando lo svapo al fumo.
Ciò manda un messaggio pericoloso a milioni di fumatori che hanno bisogno di svapare per smettere.
Ciò equipara falsamente lo svapo al fumo, inducendo milioni di persone a credere che lo svapo sia altrettanto dannoso quando in realtà è il 95% meno dannoso.
Non esiste praticamente alcun rischio legato al cosiddetto passivo che, in ogni caso, sarebbe molto meno dannoso del fumo.
A causa di queste raccomandazioni sempre più persone continueranno a fumare e metteranno a rischio la salute pubblica equiparando lo svapo al fumo.
Le raccomandazioni – ha concluso Landl – non tengono conto delle prove che dicono il vapore passivo comporti rischi per la salute trascurabili rispetto al fumo passivo.
Vietando lo svapo nelle aree libere dal fumo, l'Unione europea rischia anche di spingere i vapers a tornare a fumare, compromettendo anni di progressi nella riduzione dei tassi di fumo".
Sul punto anche Alberto Gómez Hernández, Policy Manager presso il sodalizio internazionale
"La Commissione sta fuorviando i fumatori affermando che svapare e fumare sono la stessa cosa.
Questo palese disprezzo per la scienza e la scelta dei consumatori ignora i fatti.
Consentire lo svapo nelle aree libere dal fumo potrebbe spingere più fumatori a cambiare, riducendo i decessi per fumo in tutta Europa.
Invece, stanno bloccando uno strumento comprovato di riduzione del danno e mettendo a rischio delle vite".

Dalla World Vapers' Alliance l’esortazione ai decisori politici della Commissione europea a “riconsiderare la loro posizione e ad adottare un approccio che rifletta le prove scientifiche e dia priorità alla riduzione del danno”.

Giova ripeterlo.
Smettere di fumare non solo previene problematiche a carico della salute ma anche complicanze per chi risulta essere già affetto da una determinata patologia.
Tanto più se di tipo cardiaco.
Lo ribadiscono le conclusioni di un approfondimento capitanato da Jules Mesnier dell’Ospedale Bichat-Claude Bernard di Parigi e presentato nel contesto del Congresso ESC 2024.
Ebbene, lo studio in questione ha rivelato che i pazienti già affetti da malattia coronarica che hanno smesso di fumare - dopo la diagnosi del problema – sono a riusciti a ridurre il rischio di complicanze nella misura di quasi il 50%.
L’indagine ha preso in esame un gruppo di pazienti – censiti nel registro “Clarify, prospeCtive observational LongitudinAl RegIstry of patients with stable coronary arterY disease” - che erano fumatori nel momento in cui hanno scoperto di essere affetti da problemi coronarici restando poi osservati per un periodo di 6,5 anni con particolare attenzione rispetto al verificarsi di evenienze quali morte cardiovascolare o infarto miocardico.

“Il primo anno dopo la diagnosi è la finestra cruciale per smettere – ha fatto presente Mesnier, autore dello studio – al momento della diagnosi, dovremmo sottolineare l’importanza di smettere e sostenere i pazienti in questa sfida”.
Se dire addio alle bionde è un elemento importante, ridurne il consumo non determinerebbe incisivi abbattimenti del rischio che, tuttavia, sono comunque proporzionati al numero delle sigarette “tagliate”: mai si arriverà, però, ai livelli di “tranquillità” di chi fumatore non è mai stato.
“Mi piace dire ai miei pazienti che non è mai troppo presto o tardi per smettere di fumare anche se, ovviamente, prima un paziente smette, meglio è al fine di ridurre il rischio cardiovascolare – ha sottolineato Mesnier – e non è sufficiente ridurre il fumo”.
“Per i fumatori sono necessari messaggi brevi e chiari – ha precisato - Dire ai pazienti che possono dimezzare il rischio di un successivo evento grave o di morte è un messaggio potente”.

"Il piano di Sir Keir Starmer di vietare le sigarette elettroniche usa e getta è un attacco diretto alla riduzione del danno e danneggerà proprio le persone che il partito laburista afferma di proteggere”.
Sono dure e frontali le parole che vengono da Michael Landl rispetto ai programmi di fumo che vengono valutati dal nuovo Esecutivo inglese.
Il divieto delle monouso – spiega il numero uno della World Vapers’ Alliance - renderebbe più difficile per i fumatori passare ad alternative più sicure.
Questa politica altro non è che un regalo al mercato illegale.
È vergognoso che un governo laburista spinga una politica che colpisce di più i poveri, sottraendo di fatto uno strumento vitale che li aiuta a smettere di fumare".
Secondo il vertice dell’associazione internazionale che da svariati anni sensibilizza sui rischi fumo correlati e sul valore di alternative quali la sigaretta elettronica, “il divieto proposto sulle sigarette elettroniche usa e getta potrebbe invertire anni di progressi nella riduzione dei tassi di fumo nel Regno Unito”.
Una ricerca dell'UCL e del King's College di Londra, sottolinea ancora il medesimo, “avverte che un tale divieto potrebbe rallentare il declino della prevalenza del fumo, mettendo a rischio la salute di 2,6 milioni di persone”.
"Non si tratta solo di un passo indietro – prosegue e conclude Landl – Quella valutata dal Governo inglese è una mossa sconsiderata che potrebbe spingere gli attuali svapatori a tornare a fumare o a entrare nel mercato illegale, peggiorando le disuguaglianze sanitarie e mettendo a repentaglio la salute di milioni di persone”.

Quella cui fa riferimento il Presidente WVA altro non è che solo una delle strategie anti-fumo che dovrebbero essere incorporate nella apposita legge di contrasto al tabagismo in via di rivisitazione e che dovrebbe andare a sostanziarsi anche nella previsione di ulteriori spazi all'aperto smoking free senza dimenticare anche l'introduzione del cosiddetto divieto generazionale.
E, come detto, le e-cig non resterebbero indenni

Passo indietro canadese.
Il Governo dello Stato nordamericano, infatti, fa una brusca frenata sulle bustine di nicotina invertendo parzialmente la rotta rispetto alle decisioni che erano state assunte alla fine dello scorso anno.
Era, infatti, l’appendice del 2023 quando Health Canada aveva approvato per la prima volta la immissione sul mercato degli specifici dispositivi.
Dispositivi che, come noto, rappresentano un baluardo nelle strategie anti-fumo della Svezia.
Ora, però, tornando al discorso canadese, il Governo in questione rivede in modo importante le precedenti determinazioni e va a vietare la maggior parte degli aromi all’interno delle dette bustine.
In tal senso nei giorni scorsi è venuto apposito decreto da parte del Ministero della Salute Mark Holland.
L’alto esponente dell’Esecutivo nazionale canadese, poi, ha ribadito la propria posizione attraverso un “tweet” attraverso il quale lo stesso ha pure aggiunto come "vietando la pubblicità, le confezioni e gli aromi delle terapie sostitutive della nicotina che potrebbero attrarre i giovani, poniamo fine alla dipendenza prima che inizi".

Le prime bustine ad essere state autorizzate per il commercio in territorio canadese sono state quelle di British American Tobacco che, ovviamente, adesso subisce il contraccolpo di un mercato il cui quadro è mutato in modo repentino nell’arco di una manciata di mesi.
Ma la questione aromi non esaurisce il campo delle novità per quel che riguarda il discorso delle bustine.
I prodotti in questione, infatti, sempre per decisione del Governo, potranno essere venduti esclusivamente presso le farmacie – trasferendosi la discussione, quindi, in un discorso quasi medico.
In più novità sono in cantiere anche per quel che riguarda la semplificazione degli imballaggi “per garantire che non sussistano attrattive per i giovani”.
In definitiva, è stretta su quello che è uno strumento – come già prima accennato – che ha fatto la fortuna delle strategie di smoking cessation in Svezia, divenuto – non lo si dimentichi – Paese smoking free.

Picchiare i bambini, non nutrirli adeguatamente o svapare al loro cospetto.
Per le leggi della Thailandia, udite udite, tutte queste condotte configurano un medesimo reato: quello della violenza domestica.
Che quello asiatico non fosse esattamente uno Stato amico dello svapo era cosa abbastanza risaputa.
Del resto, basta consultare il sito viaggiareinformati.it – sito web che fa un po' da bibbia per i viaggiatori rispetto a usi, leggi e abitudini di un determinato Paese – per apprendere come da quelle parti anche il semplice possesso di una sigaretta elettronica possa far rischiare pene che arrivano fino all’arresto.
Ora, quindi, la ciliegina sulla torta che non fa altro che confermare come da quelle parti la e-cig sia vista come una sorta di oggetto diabolico.
Ebbene, secondo le Autorità locali – in una lettura interpretativa della norma molto “large” – svapare in casa propria in presenza di bambini (non vengono dati riferimenti esatti rispetto alla fascia anagrafica considerata) potrebbe, come prima anticipato, essere considerata una fattispecie di violenza domestica.
Tal quale al maltrattamento, alla scarsa cura dei propri figli.
Ovviamente, qualcosa che lascia molto interdetto.
Ed ancor di più lasciano interdetti le motivazioni che le Autorità hanno recato per arrivare a determinate conclusioni “Tra i gravi rischi per la salute associati allo svapo - evidenziano - la dipendenza dalla nicotina e potenziali gravi malattie polmonari come Evali”.
Ebbene si, Evali.
Già questo è molto indicativo della confusione totale che alberga nei decisori.
Evali, come i più ricordano, è una patologia da infiammazione polmonare che ha interessato centinaia di persone negli Usa, nel 2019, determinando ospedalizzazioni e decessi, che fu causata dall’uso di liquidi per sigarette elettroniche di contrabbando e non già da quelli del mercato ufficiale.
Fare riferimento, quindi, ad Evali per giustificare misure normative è qualcosa che non coglie assolutamente il problema.
Ma in Thailandia, tutto questo conta poco.
Tant’è che nessuna violenza domestica si configura, infatti, se si fuma in casa al cospetto di bambini.